AdSense: pagare le tasse, serve la partita Iva?


Ancora una volta torniamo a parlare di guadagno online, stavolta analizzando un tema molto delicato e su cui tutt’oggi c’è grande confusione. Stiamo parlando del circuito pubblicitario Google AdSense, utilizzato nella maggior parte dei siti web in rete, e degli obblighi di legge circa il pagamento delle tasse sui proventi derivanti da quest’ultimo.

Nei limiti del possibile e con il vostro contributo vogliamo segnalare quali norme regolano, nel nostro Paese, la tassazione dei ricavi della pubblicità web e in quali casi sono applicabili. Come potete infatti facilmente verificare, in rete non esiste praticamente nessuna fonte che dia informazioni certe a riguardo: cercheremo allora di far luce attorno ad alcune questioni basilari. Vi proponiamo di seguito uno schema domande/risposte.

D. E’ possibile guadagnare con AdSense senza partita Iva?

R. Su questo argomento il dibattito è molto acceso. Numerose persone affermano che sia obbligatoria, in quanto l’esercizio continuativo di una prestazione commerciale (ovvero l’utilizzo di pubblicità online nei propri siti) automaticamente determini, per il proprietario dell’attività, l’onere di possedere la partita Iva. Altri rimandano – alla Ponzio Pilato – al commercialista di fiducia. Mi pare evidente che la maggior parte di possessori di siti web di medio livello, in rete, siano studenti e non percepiscano guadagni sufficienti a giustificare e/o a coprire i costi di gestione né della partita Iva, né del commercialista.

Mi sento di affermare con sicurezza che tale opinione sia errata, e anzi, un vero e proprio luogo comune. Cito a tal proposito una email dell’Agenzia delle Entrate riportata da un utente del forum di Giorgio Taverniti:

« Gentile contribuente,
per quanto riguarda il discorso della pubblicità su internet (per es. programma Google Adsense di Google Inc.), non deve fare niente di particolare. I corrispettivi sono minimi e i compensi le verranno certificati con ritenuta d’acconto 20%, se erogati da società italiane, tassate in altro modo se erogati da società straniere. In ogni caso tali redditi vanno dichiarati nel quadro RL del modello Unico al rigo 16: si tratta di redditi derivanti da “obblighi di fare, non fare o permettere” e non percepiti “nell’esercizio di arti e professioni o di imprese commerciali o da società, nè in relazione alla qualità di lavoratore dipendente”. »

In sostanza i redditi vengono già tassati secondo normativa Europea dai proprietari dei circuiti pubblicitari, e (aggiungo io: finché sono ragionevolmente bassi, ma questo non è meglio specificato), vanno semplicemente dichiarati nel modello Unico. A conferma di quanto detto, cito anche Google stessa:

« Se la valuta utilizzata nei tuoi rapporti è l’Euro, i pagamenti verranno effettuati da Google Ireland, un’azienda costituita ai sensi della legge irlandese, in conformità ai termini del suo contratto con Google. I servizi forniti sono soggetti al meccanismo di inversione contabile; pertanto, l’IVA deve essere assolta dal destinatario, Google Ireland, in conformità all’art. 196 della Direttiva 2006/112/CE del Consiglio dell’Unione Europea. Per ulteriori domande, contatta il tuo consulente fiscale. »

A questo punto nessuna legge italiana può mettere in discussione quanto detto: non è necessaria la partita Iva, anzi non è neanche prevista, dato che appunto si tratta di redditi non percepiti “nell’esercizio di imprese commerciali”. Rimane irrisolta la questione sulla dichiarazione dei redditi, che analizziamo di seguito.

D. Al di sotto di quale soglia non è obbligatorio dichiarare i redditi AdSense?

Su questo non vi è alcun dubbio, in quanto la legge precisa in maniera inequivocabile quali siano le condizioni per dichiarare i propri redditi, o meglio per applicare le tassazioni. Se il reddito non supera i 7500 euro annui (attenzione: non solo per quanto riguarda AdSense, ma per quanto riguarda tutti i redditi percepiti dal soggetto) non viene applicata nessuna tassazione per legge e pertanto non è necessario dichiarare i propri redditi.

Aggiungo peraltro che tali redditi non vanno assolutamente indicati nella dichiarazione dei genitori, se si è a carico: piuttosto, il genitore in questione non potrà ottenere le detrazioni per figli a carico qualora gli stessi redditi superino i 2800 euro annui.

D. E’ meglio ricevere i pagamenti in soluzione unica o ogni mese?

Se per soluzione unica si intende farsi inviare gli assegni ogni 3-6 mesi, la risposta è che dipende semplicemente dalle preferenze di ciascuno. Infatti, ai fini della definizione di legge circa le “prestazioni continuative”, per cui sarebbe – appunto – obbligatoria la partita Iva (ma come abbiamo ampiamente chiarito sopra, in realtà non lo è), non è influente la cadenza con cui si ricevono i pagamenti, bensì il periodo in cui si ottengono i profitti, che è appunto continuativo: in parole povere conta il fatto che le pubblicità vengano utilizzate continuativamente.

Anche se lo ribadisco, ai fini di legge tutto questo è indifferente. Semmai può avere una sua valenza per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi: se infatti si percepiscono non oltre 7500 euro all’anno, non vengono applicate tassazioni al reddito. Questo tuttavia non toglie che prima o poi i pagamenti vadano comunque “riscattati” e tassati.

Conclusioni

Con questo speriamo di aver pienamente chiarito ogni dubbio del lettore, anche se comunque sono ben accette opinioni differenti e commenti di altri esperti in materia fiscale e legislativa.

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Questo articolo ha ricevuto 3 commenti. Commenta anche tu!

  1. Aldo scrive:

    L’essere governati, da sempre, da ignoranti e drogati, porta a questa confusione. Comunque se quello che affermi è la verità, ti ringrazio all’infinito. Io ho un sito con il quale ricavo scarsi 500 euro annui…….e mi stavo ponendo il problema di dichiararli o meno, considerando che il 99% del web afferma di aprire partita iva ecc.ecc. ……..grazie di nuovo.

  2. luke scrive:

    Salve ho un blog con adsense, ma i miei ricavi con la pubblicità sono stati irrisori in più di un anno sono riuscito ad arrivare alla soglia del pagamento. Ora sono da febbraio che ancora non sono arrivato al secondo pagamento.Potreste darmi un consiglio, devo aprire anch’io la partita iva? Ma mi conviene?

  3. Sandro scrive:

    Buongiorno,

    anche questa interpretazione è realistica soprattutto facendo riferimento alla risposta dell’agenzia delle entrate. Anch’io ero convinto di ciò, ma chiedendo ad alcuni commercialisti e cercando in rete i pareri sono molto discordanti.

    Come è possibile avere la certezza della scelta giusta?
    Quale potrebbe essere il limite nei ricavi?
    E per i contributi Inps?

    Sandro

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