PALO ALTO. La notizia non può non lasciare interdetti e amareggiati. Secondo la stampa USA, Steve Jobs – storico fondatore e amministratore delegato di Apple Inc. – sarebbe in fin di vita. Eclettico, dinamico e dotato di rara genialità, Jobs ha lasciato profondamente il segno nell’evoluzione tecnologica moderna, creando e ideando prodotti originali che furono destinati a rivoluzionare il mondo, dall’iPhone all’iPad passando per le interfacce grafiche che hanno permesso – poi – a Microsoft Windows di diventare il re dei sistemi operativi.
Diverse settimane fa aveva lasciato l’azienda per la terza volta comunicando ai dipendenti la sua necessità di dedicarsi alla propria vita privata ed in particolare alla propria salute. Le redini di Apple le ha affidate al suo vice, pur mantenendo il ruolo di presidente e il diritto di veto sulle decisioni strategiche. La situazione, però, sembra essersi aggravata.
Il quotidiano americano National Enquirer avrebbe fotografato Jobs una decina di giorni fa a Palo Alto, in California, presso il Centro Oncologico di Stanford, uno dei più validi al mondo (lo stesso dove, tra l’altro, venne curato Patrick Swayze, l’indimenticato protagonista di Ghost scomparso poco più di un anno fa) . Secondo il parere dello specialista Samuel Jacobson, il CEO di Apple apparirebbe scheletrico e sarebbe nella fase terminale della malattia, probabilmente una ricaduta del tumore al pancreas per cui, nel 2004, subì anche un’operazione: a Jobs, secondo Jacobson, rimangono soltanto sei settimane di vita.
Secondo altre fonti, tuttavia, la notizia sarebbe stata smentita dal diretto interessato, che potrebbe anche incontrare il Presidente Barack Obama per tracciare le linee programmatiche dello sviluppo tecnologico negli Stati Uniti dei prossimi anni. «Jobs sarebbe in cura», rivelano, «ma non in fase terminale». Ce lo auguriamo anche noi.