Informatica o ingegneria informatica, quale corso di laurea scegliere?


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Informatica o ingegneria informatica, guida alla scelta del corso di laurea

Oggi vogliamo leggermente deviare rispetto al palinsesto tradizionale di AmicoGeek, e vogliamo lanciare uno spunto di riflessione importante su un argomento caldo che ci è stato più volte richiesto dai nostri lettori. Negli ultimi anni, infatti, con il progresso rapido delle scienze in campo tecnologico, le università italiane si sono adeguate proponendo nuovi corsi di laurea attenti alle esigenze dei giovani.

Relativamente al campo dell’informatica, però, è nato un problema che mette in difficoltà tantissimi studenti che si apprestano ad iscriversi in una facoltà universitaria. L’offerta formativa di molti atenei infatti prevede due tipologie di corso: la Laurea triennale in informatica (L-31) e la Laurea triennale in ingegneria informatica (L-8), cui seguono poi nella maggior parte dei casi i rispettivi corsi magistrali (ex specialistici).

Il dubbio sta proprio qui: quale corso scegliere? Qual è il migliore? Quale apre di più le porte al mondo del lavoro? Che differenze ci sono tra i due? Queste sono domande che tantissimi lettori ci hanno posto in privato, e che tra l’altro imperversano in rete. In questa breve riflessione, frutto della nostra esperienza, vogliamo evidenziare gli aspetti salienti e fornire una guida ma soprattutto dei consigli per la scelta del corso più adatto.

Diversa facoltà, diverso approccio

Anzitutto è importante sottolineare che i corsi di informatica sono spesso appartenenti alle facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, mentre quelli di ingegneria informatica evidentemente sono offerti dalla facoltà di Ingegneria.

Questo mette subito in evidenza come il primo sia più votato allo studio teorico/matematico, e “lato software”, dell’informatica, mentre il secondo abbia un approccio ingegneristico appunto, quindi con solide conoscenze di base e uno studio più ampio, sia “lato software” (ma molto meno), sia “lato hardware”.

Tutti sono ingegneri

Una cosa si cui si fa moltissima confusione riguarda il titolo di Ingegnere. Quest’ultimo è un’abilitazione alla professione, e non si acquisisce con una laurea in Ingegneria (che dà il titolo di dottore in ingegneria), ma bensì con l’Esame di stato.

Sia i laureati in informatica che i laureati in ingegneria informatica possono diventare Ingegneri (junior dopo la triennale, senior dopo la magistrale), sostenendo l’esame di stato. Entrambi diventeranno Ingegneri dell’informazione, al pari dei laureati in ingegneria elettronica e di altri campi. Naturalmente le prove saranno leggermente differenti in base al titolo di laurea.

Corsi e programmi

Notoriamente si sa che i corsi in ingegneria sono più pesanti, in termini di studio, rispetto a quelli di altre facoltà. In generale si tratta naturalmente di un luogo comune completamente falso (lettere o matematica sono tutt’altro che leggeri), però tra Ingegneria informatica e Informatica esiste questa differenza.

Forse la motivazione è dovuta al fatto che in Ingegneria informatica si studiano materie più complesse, tra cui per esempio Chimica. Tuttavia non crediate che Informatica sia leggera (è più difficile della maggior parte dei corsi di laurea, a meno che non si abbiano solide conoscenze pregresse o abilità di problem solving).

In generale i corsi di Informatica attuali non presentano, se non in rari casi, esami di elettronica circuitale (sono sostituiti da corsi di Architettura degli elaboratori in cui si studiano tuttavia i sistemi digitali e il funzionamento del processore), e sono quasi assenti quelli prettamente legati all’elettronica.

Viceversa i corsi di Ingegneria Informatica affrontano bene la parte hardware/elettronica (sono in sostanza un ibrido tra i corsi di Informatica e di Ingegneria Elettronica, infatti la classe di laurea è L-8, come quest’ultima) ma sono un po’ carenti nello studio avanzato del software. Ad esempio sono affrontati in maniera meno approfondita lo studio dei linguaggi di programmazione, dei sistemi operativi e dei metodi formali.

C’è da dire peraltro che i corsi di Informatica sono solitamente discendenti da quelli di Matematica, pertanto la formazione matematica (specie con la magistrale) è molto ricca. In Ingegneria Informatica, però, chiariamo subito, la matematica è studiata altrettanto bene. Mancano semmai studi dettagliati del calcolo scientifico e dell’analisi numerica, della statistica e della logica matematica. Sono comunque sostituiti egregiamente da una migliore preparazione fisica. Infine, per quanto riguarda il ramo telecomunicazioni, entrambi i corsi sono molto completi.

Conclusioni

Per concludere, la scelta dipende prevalentemente dalla propria attitudine a lavorare in campo pratico e costruttivo (in tal caso meglio Ingegneria) o in campo scientifico e/o software (meglio Informatica). Entrambi comunque portano spesso a lavorare nello stesso settore.

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Questo articolo ha ricevuto 4 commenti. Commenta anche tu!

  1. Franco scrive:

    nessuno dei due lavorerà nell’HW,ma nel Sw e nelle progettazione di un sistema

  2. Lara scrive:

    Appoggio quello che ha scritto Marco.
    Inoltre aggiungo, che forse bastava la laurea in informatica e quella in ingegneria elettronica.
    Ma quella di ingegneria informatica…ahimè non ne riesco a vedere proprio l’utilità!

  3. Redazione scrive:

    Caro Marco, hai perfettamente ragione e la tua opinione è assolutamente condivisibile. Volendo precisare, l’informatica affronta anche aspetti puramente matematici, come il calcolo scientifico e l’analisi statistica. In realtà è una vera e propria costola della matematica; se vogliamo, rispetto a quello che dici, bisogna chiarire soprattutto una cosa: non si tratta solo di scrivere algoritmi e calcolarne la complessità. Questo è un po’ riduttivo.

    L’informatica ha come scopo ultimo quello di utilizzare la matematica e la fisica (in molti casi anche la biologia) per gestire l’informazione. Un esempio straordinariamente efficace è il seguente: ipotizziamo di avere un semplice processore con una memoria annessa, in grado di svolgere alcune operazioni (istruzioni) elementari. L’informatico deve necessariamente saperlo sviluppare, ma il compito della sua realizzazione concreta è certamente dell’elettronico, come dici esattamente tu.

    Questo processore è equivalente ad un cervello “nuovo”, mai utilizzato. I neuroni si comportano da semplici contatti elettrici e porte logiche, non a caso esiste una branca molto interessante che studia le reti neurali, appunto, cercando di emularne il funzionamento. La differenza tra il cervello e il processore – oltre naturalmente alla potenza e alla complessità – è che il cervello apprende autonomamente concetti e li rielabora creandone di nuovi.

    Il processo questo ovviamente non lo fa: all’informatico spetta il compito di creare una sequenza di istruzioni (un programma) che “insegni” al processore come fare una nuova cosa. Un sistema operativo ad esempio è un grande software capace di far eseguire più programmi contemporaneamente ad un processore, di gestire un’interfaccia grafica. Il processore da solo non avrebbe la più pallida idea di come fare una cosa del genere, sarebbe solo un ammasso di circuteria.

    L’informatico è quindi la figura che studia non soltanto algoritmi, ma anche sistemi, architetture e metodi per l’elaborazione dell’informazione a livello digitale.

  4. Marco scrive:

    Premetto che la frase “tutto e’ utile nella vita” e’ contemporaneamente vera e “una boiata abissale”: ad un ragazzo che vuole studiare Informatica (perche’ la scienza si chiama cosi, volenti o nolenti) cosa interessa di una base (si fa per dire) di chimica inorganica? Cosa interessa di conoscere come funziona un circuito se mai ci mettera’ le mani sopra? L’informatico si occupa di trovare metodi sempre piu’ efficienti per elaborare, conservare e trasmettere l’informazione in ogni possibile forma, ma dal lato puramente logico. Altrimenti non esisterebbe la distinzione tra Informatica ed Elettronica e ci sarebbe un corso comune ad entrambi. Si suol dire che gli informatici si preoccupano di “ridurre” (la dimensione di un dato, la quantita’ di dati trasmessi, la complessita’ di un algoritmo) mentre gli elettronici di “aumentare” (la larghezza di banda di un canale, la capacita’ di una memoria, la capacita’ di calcolo di una cpu). Sarebbe bene che chi si accinge ad iscriversi all’universita’ abbia ben chiare due semplici ma potentissime verita’:

    1) L’elettronica si occupa del lato hardware. Stop. Che poi un elettronico possa finire a fare il web designer non vuol dire assolutamente nulla. Un ingegnere aerospaziale potrebbe finire, come ho gia’ visto accadere, per dover progettare delle stazioni di mantenimento di un pozzo petrolifero in Africa. Eppure se uno si iscrive ad Aerospaziale e’ perche’ vuole studiare la tecnologia e la scienza che stanno dietro al volo di aeromobili e comunque con roba “aerea” (altrimenti farebbe Energetica, Meccanica ecc.).

    2) L’informatica si occupa del lato software. Non vuol dire “programmare in Cipiu’piu’” ma capire come funziona TUTTA la logica che sta dietro alla creazione di un software. Dall’ideazione di un algoritmo, al calcolo della sua efficienza, alla realizzazione tramite linguaggio di alto o basso livello, alla logica formale che sta dietro quei linguaggi al persino dover costruire un compilatore o un interprete per quei linguaggi quando esso non sia disponibile (vedi GNU C Compiler). Nel secondo caso e’ ovvio che bisogna avere delle basi informative sull’hardware su cui si va ad operare per essere sicuri di operare al meglio. Ma cio’ significa che devo conoscere com’e’ fatto un circuito o un transistor? No. Significa che devo studiare ben benino il manuale delle specifiche del set di istruzioni associato a quel particolare hardware. Lo strato piu’ “basso” e’ lasciato agli elettronici.

    Oggi il mondo e’ specializzato. E, almeno in mia opinione, e’ meglio saper fare una cosa ma BENE piuttosto che saper arrangiarsi su 4-5 materie. Si rischia di non evolversi mai.

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